ALDO, AMARCORD E… IL TORNEO CON GLI ALLIEVI

…… e altro

“Giovanottino, giochi carreau!“. Autunno 1963: avevo comprato in libreria l’ “ABC del bridge” di Federico Rosa e avevo messo gli amici …. al lavoro al tavolo.
Al bar Piemontese imparavamo a giocare (si fa per dire) a bridge: contavamo i punti al modo di Coulbertson ( 1 punto per l’Asso, 1 punto e mezzo per A-Q, 2 punti per A-K …..ecc..) e ci arrangiavamo, da assoluti autodidatti, facendo cose inenarrabili.
“Giovanottino, giochi carreau!“. Quel signore che, seduto all’angolo del tavolo, dispensava saggezza, ci imbarazzava, ci innervosiva, ci infastidiva: il divertimento si era trasformato in un incubo. Un bel giorno decidemmo che non saremmo più stati “quattro amici al bar” e trasferimmo le nostre sedute a casa dell’uno o dell’altro.
Quel signore, sapemmo poi che si chiamava Vittorio, era uno dei giocatori più bravi che avesse avuto Pistoia, quasi sicuramente il più bravo di sempre, e quando, partecipando ai nostri primi tornei, lo incontrammo nuovamente al tavolo diventammo grandi amici, di bridge e di vita.
Intanto ci eravamo “evoluti” con Albarran e il suo “Canapè” e finalmente approdammo al nostro primo sistema artificiale: il “Sistema Arno” di Camillo Pabis Ticci, fiorentino e componente del mitico Blue Team.
Alle sette di sera ci trovavamo sul Globo, con l’amico e allora compagno di gioco Bob: “Io apro 1 e tu “tieni”: AKxx Qx xx AJxxx. Tu che rispondi ? “. Scimmiottavamo il prof. Chiaradia e i suoi grandissimi “allievi napoletani” e facevamo l’ora di cena …… studiando e interrogandoci.
Per noi il Bridge era diventato la cosa più importante, fra le cose meno importanti … e forse (ahimè) anche qualcosa di più !

Martedì, al circolo, c’è stata la “festa” con gli allievi (vedi la classifica del torneo in fondo all’articolo – n.d.r.): è stata una serata bellissima, che è servita per conoscerci, per familiarizzare; abbiamo giocato per trovarci e ritrovarci con gli amici nuovi e vecchi.
Ma il Bridge è altra cosa: bisogna ritrovarsi con gli amici per giocare e imparare.
Il bridge è un gioco di coppia ed è con il compagno, o al massimo in un gruppo ristretto, che gli allievi debbono imparare ad accordarsi, a discutere, a studiare.

La scuola bridge, e Luca e Carlo in particolare, con il loro lavoro e con il loro entusiasmo, rendono all’Associazione un grande servizio. Ma, una volta insegnate le regole e i principi fondamentali, sta ai singoli trovare in se stessi la volontà e la passione, la costanza e la dedizione che li faranno diventare bridgisti veri!
Tutto questo lo sanno bene Mario e Arcangiolo, Silvia e Barbara, Claudio e Carlo, Marco e Federico, Enzo e Domenico, Rosetta e Walter, Francesco e Ivano (mi scuso se ho dimenticato qualcuno) che, a livelli diversi, di progressi ne hanno fatti, eccome se ne hanno fatti !!
E’ stata una serata bellissima, dicevo, da ripetere senz’altro, già……. dall’anno prossimo: “semel in anno……”, come si dice….!!

Martedì sera “ ho visto cose che voi umani non potreste immaginare….. ATTACCHI E RITORNI da combattimento, contro contratti solidi come i bastioni di Orione. E ho visto DICHIARAZIONI D’ASSALTO balenare nel silenzio vicino alle porte di Tannhauser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. E’ tempo di finire… “ (*).

(*) liberamente tratto dal monologo pronunciato dall’androide Roy Batty nel film di fantascienza Blade Runner (n.d.r.)

Un pensiero su “ALDO, AMARCORD E… IL TORNEO CON GLI ALLIEVI

  1. Vedi Aldo, Stefano deve aver saggiamente giocato carreau!
    Complimenti per il bell’articolo amarcord…

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